Famiglia Vitacee
Il Giacchinè era un vitigno un tempo molto diffuso attorno a Reggio, da Villa S. Giovanni a Motta S. Giovanni, ed esso era determinante per dare il colore rosso scuro, quasi nero, al vino per eccellenza del versante calabrese dello stretto: il Pellaro.
Esso nasceva dalla mescolanza di Nerello campoto, di Nocera, di Petroneri e di Alicante fimmanella, ora invece si limita a sopravvivere a stento, in qualche vigna marginale vicino ai palazzi che avanzano o stretto, sulle colline preaspromontane, dall’assedio di diaboliche capre. Solo sull’altipiano di Egua vive con una certa tranquillità, in una colonia di circa 250 esemplari.
I coltivatori, nel passato, quando la cultura del vino era più sentita, non sentivano un affetto intenso per tale vitigno e addirittura, durante la messa a dimora di nuove vigne, in via precauzionale, attorno a esse veniva predisposta una cintura di protezione di viti di Giacchinè, che davano uve non buone da mangiare.
Questo vitigno è inconfondibile in quanto i suoi germogli apicali, ai primi d’aprile, sono di un rosa intenso, affascinante, mentre in seguito le foglie si presentano alla vista enormi (il diametro supera i 30 cm), fortemente pubescenti e poi, a maturazione, i tralci diventano rossicci e soffusi di viola tenue.
Ha foglia molto strana, poco somigliante alle foglie di altre viti, la zuccherina della sua uvaha dato come esito 25 gradi Babo, mentre l’acidità totale si è attestata sugli otto gradi e schiacciando i suoi acini, viene fuori un umore rosso granato che tinge letteralmente, mentre l’umore stesso è liquido e non pastoso, sintomo di una certa qualità dell’uva.
Il suo grappolo è armonico, dalla forma piramidale e dagli acini perfettamente sferici, dal colore bluastro e dal graspo verde.