Famiglia Vitacee
A Ferruzzano e nei comuni della Locride, fino a pochi decenni fa, venivano preparati dolci tradizionali per le festività natalizie, come san martine, pittelle di san Martino e petrali. Questi dolci erano fatti con un impasto di fichi secchi, uva passa e gherigli di noce, amalgamati con vin cotto e conditi con chiodi di garofano e cannella. L’impasto veniva avvolto in pasta frolla dolce, infornato e poi glassato con albume d’uovo e zucchero a neve, decorato con coriandoli di zucchero. Le donne anziane e le bambine erano incaricate di togliere i semi dalle uve passa, un compito delicato svolto intorno al braciere.
Questa pratica sarebbe stata destinata a cambiare con la scoperta di un tipo di uva dal grappolo molto grande, spargolo, caratterizzato da acini apireni, ossia privi di vinaccioli.
La scoperta dell’uva quasi per caso attorno agli anni ’50 avrebbe ben presto determinato la sottrazione, non sempre lecita di qualche tralcio al proprietario originario, pratica che avrebbe contribuito a diffondere la varietà della vite misteriosa.
Sarebbe sempre rimasto il mistero della provenienza della vite apirene e il segreto, tenuto per una vita, dell’esistenza di una varietà ritenuta strana.
In seguito, sarebbe stato affermato che quella vite era una Sultanina, l’antica vite dagli acini apireni selezionata migliaia di anni addietro nel Medio Oriente. Ma da dove era arrivata a Ferruzzano?