Famiglia oleacee
L’ulivo ha sempre avuto una valenza sacrale in Calabria, con il legno proveniente dalla potatura utilizzato per scopi pratici e artistici, e le olive utilizzate per produrre olio e affumicare salumi. L’olio, in particolare, aveva anche usi religiosi e medicinali, mentre le foglie erano impiegate in riti religiosi. Il malocchio veniva rimosso con rituali che coinvolgevano l’olio e il pensiero dell’operatore. L’ulivo era centrale nella vita contadina, con centinaia di varietà presenti in tutta la regione. Una particolare varietà, nota per le sue drupe simili all’oleastro, era apprezzata sia per le olive mature dolci, sia per la produzione di un olio pregiato. Si tratta della Gghjastràrica, varietà ricercata in quanto da essa veniva fuori un olio insuperabile e denso di profumi , disprezzato dai poveri in quanto per loro l’olio buono era quello che si “sentiva” nella gola , per cui bastavano poco gocce a condire il loro cibo. Infatti per i poveri contava la quantità che derivava dalle olive non fresche che venivano lasciate per molti giorni nei frantoi prima di esseri molite che rendevano di più, ma con risultati disastrosi per l’olio che veniva prodotto. Tuttavia, molte di queste varietà rischiano l’estinzione, con solo pochi esemplari rimasti in alcune contrade, a causa degli incendi che hanno devastato molte aree.